People Antonio Aricò

Antonio
Aricò

Antonio Aricò nasce nel 1983 a Reggio Calabria, una città del sud Italia che si affaccia sul Mar Mediterraneo. È al centro di questa straordinaria natura che Aricò è cresciuto, circondato da una famiglia creativa e a contatto costante con il lavoro del nonno falegname, Saverio Zaminga. Dopo gli studi in diversi settori del design tra cui Design della Moda e del Prodotto a Milano, del Gioiello in Scozia, Filosofia del Design in Australia e Arredamento in Andalusia e dopo le esperienze in vari studi di design milanesi, apre il proprio studio nel 2011.

La sua prima collezione autoprodotta è “Back Home” per la quale si avvale della collaborazione del nonno Saverio. Presentata nel corso della Milano Design Week del 2012 a Ventura Lambrate, Back Home rappresenta un approccio unico al design del mobile che univa artigianato e autoproduzione con l’industrial design, un concetto all’epoca non ampiamente esplorato.

Li Edelkoort che ne racconta la genesi su Trend Tablet e numerose testate nazionali e internazionali interpretano questo lavoro come un ritorno alle origini. L’interesse verso le tecniche produttive artigianali intimamente legate al territorio e l’attenzione per i dettagli e le qualità dei materiali utilizzati, sono diventate nel tempo la sua firma riconoscibile. La predilezione di Aricò per l’arte e le edizioni limitate ha fatto nascere collaborazioni con artigiani italiani per la creazione di oggetti unici.
Lo stesso iter creativo, la medesima determinazione e l’entusiasmo presenti nelle sue collezioni personali ispirano l’approccio parallelo di Aricò al mondo del disegno industriale. Nel brand Aricò si incontrano infatti la spontaneità e il tratto del disegno e la semplicità nel gesto e nell’esecuzione del suo lavoro personale.

Collabora con grandi marchi italiani come Barilla, Seletti, Alessi, Bitossi, Editamateria, Altreforme, Noberasco, Texturae, nonché Bialetti per cui ha anche seguito la direzione artistica nel 2017. Non mancano inoltre le collaborazioni internazionali, tra le quali quella con l’università RMIT di Melbourne e Designboom. Tra gli oggetti e le collezioni più iconiche a sua firma figurano: l’innaffiatoio/teiera Swan disegnato per Seletti nel 2011, la Calabrisella Alessi per EXPO di Milano del 2015, il set da scrivania Still Alive disegnato per Seletti nel 2015, e l’ultima collezione realizzata in collaborazione con Editamateria e presentata nei tunnel di Stazione Centrale: una stanza.

Aricò disegna e fa produrre i prestigiosi premi del Barilla World Pasta Championship rieditato in una versione speciale per il Bocuse d’Or, il Premio Piazza Mercanti, e The Design Prize, ovvero il premio per gli oscar internazionali del design. I rapporti frequenti con il mondo dell’artigianato locale e le grandi aziende favoriscono una contaminazione di stile e temi da cui scaturisce il suo tocco inconfondibile che unito alla sua competenza dà vita a collezioni singolari e dal carattere deciso, sia che si tratti di oggetti in edizione limitata che di produzioni in serie. La produzione è quindi il risultato di incontri, memorie e ricerca, un’esperienza personale racchiusa in artefatti unici che guidano l’utente nel mondo emozionale di Aricò.

La sua storia e i suoi lavori sono stati presentati alla Triennale di Milano, al Museo di Holon di Tel Aviv, all’NGV di Melbourne, nella sede dell’Ambasciatore Italiano a Copenaghen e presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma

 

www.antonioarico.com
@antonioarico

L'intervista

Una chiacchierata con Antonio Aricò

Cosa ti aspetti da Fuorisalone Digital?
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Mi piace pensare che non abbandoneremo mai l’ “analogico” e tutto ciò che è connesso all’esperienza sensoriale, materica ed esperienziale che è alla base delle nostre emozioni. Per questo da Fuorisalone Digital mi aspetto qualcosa che non sia una semplice ripresa in streaming o “differita” di eventi che accadono in luoghi reali. Mi immagino operazioni “fantastiche” dove l’aspetto innovativo dei video visti da migliaia di persone possa rappresentare un valore aggiunto legato all’idea di “magico”, insomma qualcosa che in realtà non può accadere. Non un salvagente o un sos legato all’emergenza ma una vera e propria INVENZIONE!

Il digitale cambierà il modo di vivere l'evento fisico in futuro?
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Non lo cambierà, ma rappresentarà un’altra faccia e un’implementazione. Guardiamo le operazioni di Moncler Genius… mi ricordano tanto le operazioni del Salone e del Fuori Salone di 20 anni fa. La spettacolarizzazione che gira intorno al mondo del prodotto è qualcosa che è sempre stata legata al mondo della Design Week, ora avremo solo nuovi mezzi in grado di raggiungere un pubblico enorme in pochi secondi.

Cosa pensi se dico Fuorisalone TV?
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Bisogna stare attenti, la parola TV mi ricorda tanto gli anni 90, il telegatto, TV sorrisi e canzoni. E’ una “cover word” simpatica ma dobbiamo avvicinarci più all’idea di Teatro e Spettacolo. Con fuorisalone TV mi aspetto qualcosa di POP ma di super poetico allo stesso tempo. Siamo italiani e siamo bravi in questo!



© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 21 maggio 2020