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Salvatori

Dal 1946 Salvatori mette a disposizione i prodotti e la competenza nel design per alcuni dei nomi più importanti a livello mondiale nel settore alberghiero, del commercio al dettaglio e dell'edilizia privata. Dalle boutique per Ferragamo, Louis Vuitton, Giorgio Armani e Donna Karan, agli hotel quali St Regis, Intercontinental e Radisson Kempinsky, oltre a ville private in alcune delle località più esclusive al mondo, Salvatori è diventato il brand della pietra di straordinaria bellezza e degli ambienti di lusso. Nota soprattutto per il design e le tecniche di assoluta innovazione, l'azienda toscana ha vinto una serie di premi, tra cui l'ambìto Premio dei Premi conferito dal Presidente della Repubblica per l’eccezionale contributo fornito all'industria; Salvatori inoltre è stato riconosciuto come il marchio italiano più innovativo nel settore della pietra del ‘900.

Il 27 marzo, con l’aggravarsi della crisi del Coronavirus, gli organizzatori del Salone del Mobile hanno deciso di annullare l’edizione della più importante fiera internazionale di design programmata in aprile a Milano. Fuorisalone, la serie di eventi collaterali che normalmente coincidono con il Salone, ha invece deciso di non arrendersi e ha organizzato, tra il 15 e il 21 giugno, una serie di eventi digitali che hanno visto, fra l’altro, la presentazione delle nuove collezioni Salvatori prodotte in collaborazione con i designer Piero Lissoni, Yabu Pushelberg, Elisa Ossino e Federico Babina.
Dopo questo nuovo approccio che mette in evidenza la relazione fra mondo digitale e mondo fisico, l'amministratore delegato Gabriele Salvatori riflette sull'impatto delle nuove tecnologie sull'industria del design, sulle strategie di comunicazione nell'era dei social media e sul ruolo di Milano come centro internazionale del design contemporaneo.


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Via Solferino, 11 
20121 Milano
+39 0584 769200

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Design Week

Come descriverebbe il ruolo che Milano ricopre nel design?
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Milano è fantastica, è davvero la città italiana più importante per il design ed una delle più importanti a livello mondiale, sia grazie ai designer che la abitano e che ci lavorano, sia per i brand che lì sono stati fondati. Nonostante io sia nato e viva in Toscana, dove Salvatori ha la sua base, ho una casa a Milano in cui vado settimanalmente. La sera puoi uscire, anche solo per un aperitivo, e incontrare fotografi, architetti, designer - tutte le persone che appartengono al mondo del design e con le quali vorresti avere relazioni. Qui c’è realmente una grande concentrazione di menti creative che portano, in modo molto organico, idee e collaborazioni assolutamente interessanti.

Considera lo showroom una vetrina o uno spazio multifunzionale? Pensa che cambierà dopo la crisi attuale?
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Ci vorrà tempo per riprenderci e tornare ad avere la stessa esperienza che lo showroom ci offriva prima. Oggi dobbiamo misurare la temperatura a chi entra, far loro indossare mascherina e guanti, e dato che non si possono toccare gli oggetti, è cambiata la modalità di interazione coi prodotti.
Mi piacerebbe usare questo spazio come luogo di incontro fra marchi, architetti e clienti, non solo per esporre i nostri prodotti, ma anche per capire meglio cosa fanno gli altri. Perciò penso che il ruolo dello showroom sia esprimere ciò che il marchio è realmente, la sua cultura e i suoi valori e non solo presentare i prodotti, che tutti possono ormai vedere comodamente online. Per esempio mi piacerebbe usare il nostro spazio per mostrare le abilità dei nostri collaboratori, anche facendoli lavorare qui.

Quale ruolo gioca l’appartamento di Salvatori nella comunicazione?
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Quando abbiamo realizzato l’appartamento non pensavo alla comunicazione. Quando lavoro intere giornate nello showroom di solito non mi sposto più di un isolato per andare al bar o fare la spesa e per pranzare o cenare mi sposto ancora meno, quindi volevo un appartamento in zona. Ho tenuto d’occhio quell’appartamento per diverso tempo perché lo trovavo semplicemente fantastico. Ero stato invitato a una festa dalla famiglia che lo abitava e me ne sono innamorato, soprattutto per i pavimenti con finitura terrazzo e per la luce: è un ultimo piano rivolto a sud e si riesce a vedere il tramonto.
Quando i precedenti inquilini hanno traslocato, l’ho preso in affitto e per ristrutturarlo come volevo. Elisa Ossino si è occupata degli interni e il risultato è stato così bello che non potevamo non condividerlo, soprattutto perché abbiamo terminato i lavori alla viglia dell’apertura del Salone del Mobile. Così abbiamo deciso di aprire al pubblico, solo per tre ore nei pomeriggi: ogni giorno c’era una fila lunghissima di gente per strada in attesa di visitarlo. Poi è diventato il luogo dell’afterparty: la sera, dopo la chiusura del Salone, tutti tornavano all’appartamento, clienti e designer, artisti e giornalisti e molti di loro lo hanno raccontato nei loro articoli. In città non si parlava d’altro!

Come vede la relazione fra showroom fisico e la trasformazione digitale, soprattutto alla luce della crisi attuale?
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Il progresso tecnologico è talmente rapido che ogni anno sembra ne siano passati dieci. L’apprendimento automatico, le reti neurali, l’intelligenza artificiale avranno un forte impatto su tutti i settori, compreso quello del design. Sono sicuro ci sorprenderà vedere quanto cambierà il nostro settore nei prossimi anni.
Nell’esperienza multicanale in cui viviamo ora dobbiamo collegare tutti i punti. Mentre prima c’era una separazione fra strategia di stampa, linee guida di marketing, negozi, sito internet e social media, oggi, qualunque cosa si faccia, la affrontiamo con un pensiero multicanale. Dobbiamo percepire le sfumature di ogni mezzo e occorrerà fare uno sforzo costante.
Dovremo adattarci ma sono convinto che riusciremo a farlo nelle migliori condizioni. Non diventeremo mai una software house, manterremo l’attenzione sul design e sull’importanza del lavoro manuale per poter offrire un’esperienza coinvolgente ai nostri clienti.



© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 07 luglio 2020